Riaperta la prima chiesa del territorio amatriciano

Lo scorso 18 dicembre erano state riconsegnate le campane e venerdì 13 agosto il loro suono ha rallegrato tutto il paese: finalmente riaperta la chiesa di San Pietro Apostolo a Nommisci. Gli interventi definitivi di messa in sicurezza e manutenzione straordinaria effettuati sul tetto della chiesa e nella sagrestia insieme al consolidamento della vela campanaria e di porzioni di muratura, coordinati dall’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Rieti, hanno fatto sì che questa sia stata la prima chiesa del territorio amatriciano ad essere riaperta.

E c’erano proprio tutti alla celebrazione, dal signor Ottavio, con i suoi 98 anni, ai bambini che scorrazzavano nel cortile. Una festa che ha richiamato tutta la cittadinanza, ritornata nel paese di origine in occasione delle vacanze estive. «Siamo felici, quando manca solo qualche giorno al quinto anniversario del sisma, di poter condividere il frutto di collaborazione di tanti, pubblici e privati, in linea con lo stile che dobbiamo adoperare insieme. Questo è uno spazio privilegiato per fare tacere le parole umane e far risuonare quelle del Signore» ha detto il vescovo Domenico che è stato accompagnato nella celebrazione da don Savino D’Amelio, don Luigi Aquilini e don Adolfo Izaguirre.

Di fronte alla tela con sant’Anna e Maria Bambina, don Domenico, recitando l’omelia, ha invitato a rivolgersi alle generazioni future con un occhio saldo al passato. «La nostra generazione è appiattita, la sensazione è che esista solo il presente, dimenticando quello che c’è alle nostre spalle e davanti. Se stiamo qui, però, è perché c’è stato un passato. Quello che noi oggi siamo è ciò che abbiamo ricevuto dai nostri genitori».

«Ripartire – ha continuato – è un atto di gratitudine a chi è venuto prima. Oggi, inoltre, rischiamo di perdere di vista anche il futuro. Solo attraverso il dialogo tra adulti e bambini in crescita si intuisce quello che è futuro, possibile solo se c’è rapporto. Dobbiamo avere gratitudine per chi ci ha preceduto e apertura verso coloro che vengono dopo di noi».

Dopo la benedizione, l’omaggio ai caduti davanti alla lapide affissa sul campanile che ricorda i defunti della Prima e della Seconda guerra mondiale. La festa si è conclusa con un rinfresco all’aperto. Tanto l’entusiasmo delle nonne che hanno accompagnato i nipoti, delle mamme e dei mariti. C’era anche Franco Gentile, il signore che a dicembre aveva salutato il ritorno delle campane con tanto affetto. Finalmente i loro rintocchi celebrano la vita.

di Alessandra Daniele, da Frontiera n.30 del 3 settembre 2021

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